domenica 4 maggio 2014

Ci sono dei legami scintillanti fra le cose sotterranee - La luce del mondo (Christian Bobin)




Franz Hals (1580-1666)
link per diritti foto http://www.flickriver.com/photos/menesje/sets/72157607733217813/


Con il ritratto di un bambino sorridente di Frans Hals, dipinto nel 1615, scopro quello che ho vissuto nel 1985 con tutta una schiera di bambini. Una persona morta tre secoli fa mi rivela ciò che di me vibra ancora nel momento in cui vi parlo. Ciò mi piace, perché dice una cosa del tempo: che non è ordinato come si crede. C’è dunque una bellissima solidarietà fra vivi e morti. Ci sono solidarietà invisibili che bruciano tutte le pagine dei calendari. Una tortora su un albero parlerà di un pittore morto che, a sua volta, mi parlerà della luce che entra dalla finestra della mia stanza. Ci sono dei legami scintillanti fra le cose sotterranee.
Nel caso della pittura, oggetto della nostra attenzione, è raro dipingere dei bambini senza cadere nello sdolcinato. Il volto di quel bambino è un volto e nello stesso tempo è un cuore cresciuto all’aria aperta. Quelle luci brune e ocra non cercano di far colpo. Sono molto vicine all’argilla di cui parla la Bibbia, in cui scorre l’alito per arrivare agli imbecilli come noi. Forse un vero artista è sempre moralista, nel senso pascaliano della parola. È il bene che viene cercato con avidità, e allora la bellezza giunge inevitabilmente, come una piccola carretta fissata a una più grande, che va tutta birra, come dice ancora Francis Thompson : “Come una ricompensa accidentale”

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      tratto da La luce del mondo di Christian Bobin 

venerdì 2 maggio 2014

LA LETTERATURA ETERNA - Christian Bobin





foto di Edouard Boubat


La letteratura eterna è la più antica medicina del mondo.  È anteriore alla scrittura. Prima di depositarsi su tavolette di argilla, ha purificato delle voci, ha placato delle anime. Essa continua a farlo ogni volta che una madre si china sul suo bambino intorpidito dalla stanchezza, e racconta una storia, canta una canzone.


tratto da Autoritratto di Christian Bobin (AnimaMundi Edizioni)

SPOSERO' BERLUSCONI di Nicola Cinquetti





“Volevo raccontare le storie degli antichi filosofi ne è uscita una storia d’amore. Era il 2009: l’amore ai tempi di Berlusconi”. Così Nicola Cinquetti riguardo al suo romanzo Sposerò Berlusconi, edito da  Rizzoli nella collana rivolta ai giovani lettori. Già dalla frase di Salinger in esergo (“Il guaio è che a me piace quando uno va fuori tema”), si intuisce che la storia d’amore che ci viene raccontata, con garbo e ironia, altro non è che un’occasione per raccontare le incessanti divagazioni che animano la mente svagata e sognatrice di Noè, il quindicenne iscritto in prima liceo scientifico, protagonista del romanzo. Ma forse è anche il pretesto per l’autore di seminare spunti di saggezza e di ironia, per invitare il lettore giovane e meno giovane a riflettere, con grazia e leggerezza, sulla vita. Senza pretese. Non è quindi un romanzo sul Presidente del consiglio! ma un vero e proprio romanzo di formazione, pur se breve, come si potrà vedere dal finale della storia che qui, ovviamente, non abbiamo nessuna intenzione di rivelare.
Noè è un grande sognatore, timido, goffo e di poche parole che ha tre grandi passioni: Charlie Brown, le sorprese degli ovetti Kinder – di cui un po’ si vergogna perché fuori età - e la filosofia che ha scoperto in terza media grazie a un libricino Le storie dei filosofi e alle discussioni nate nell’ora di religione. Conduce una vita abbastanza agiata. Abita con la madre, molto apprensiva, non conosce il padre, non l’ha mia visto: non sa nemmeno che faccia abbia. Un grande vuoto che ha generato, nella sua vita scolastica, sempre forti imbarazzi: dalla maestra che gli fa preparare il lavoretto per la festa del papà, al tema sul papà richiesto da una supplente della scuola media fino alla professoressa del liceo che gli domanda lumi sulla professione paterna. Un’assenza generatrice di un tabù: ogni volta che Noè prova ad affrontare l’argomento con la madre si scontra con un muro di silenzio. Un papà mai esistito sostituito, per il tempo che ha potuto, dal nonno materno. Un cugino più grande, Ugo, che ogni tanto lo passa a trovare, con cui fa grandi chiacchierate su Dio, i draghi o le diverse modalità di sepoltura. Con lui, non si sente un idiota. Noè sa di non godere – nel mondo degli adulti, ma non solo - di una buona considerazione: “Non è mica stupido”, “Mah, cosa vuoi farci… è un po’ perso… vive in un mondo tutto suo…” e sa anche che i grandi mal sopportano la sua “abitudine di immaginare e di sognare”. La madre, per questa ragione, lo porta spesso dal dottor S. che gli prescrive una serie di preziosissime fiale omeopatiche. In classe, guarda sempre fuori dalla finestra perdendosi in fantasticherie: è attratto dalla grande statua dell’angelo posta all’ingresso del cimitero e non dalle compagne di classe. Ma un giorno, inaspettatamente, la sua attenzione viene distratta dalla voce di Arianna: “Mi voltai. La vidi mentre parlava dal fondo dell’aula, in piedi, la testa alta e lo sguardo fermo sul professore “. Ma la bella ragazza dai capelli ondulati, che ricordano quelli dell’angelo, pare non accorgersi del nostro “eroe” che porta questo strano nome e che desidererebbe tanto chiamarsi Alessandro, Andrea, Marco ma sa che Noè l’ha di fatto salvato dalle acque profonde dell’anonimato.
Sposerò Berlusconi è la storia di un innamoramento raccontata in prima persona dalla voce di Noè, vero flâneur de l’esprit, intercalata – a tratti - da aneddoti della vita dei filosofi: Zenone di Cizio, Cratete, il suo discepolo Metrocle, Empedocle d’Agrigento, Diogene, Eraclito, Pitagora, Anassagora.

“Talete di Mileto, il primo filosofo, se ne uscì una notte a studiare il cielo limpido, gremito di stelle. E mentre il cielo trascinava in alto il suo sguardo, precipitò in un pozzo” come il nostro eroe che ama vagare e divagare attraverso le proprie fantasticherie amorose e non si accorge di dove mette i piedi quando decide di fare un bel regalo alla sua amata Arianna. Ma per scoprirlo, bisognerà inseguirlo nei suoi 103 passi, cioè nelle pagine del bel romanzo di Cinquetti.

recensione di Maddalena Cavalleri pubblicata su Verona Fedele nel 2010