martedì 11 dicembre 2007

LUCI ACCESE di Bella Chagall: cap.XI LA LAMPADA DI HANNUKKAH







“Bambini dove siete? Mendel! Avremel! Bachka! Dove vi siete persi?” Sentiamo dal negozio la voce acuta della mamma. “Dove corriamo per giorni interi? Venite! Papà ci aspetta con le candele di Hanukkah!”
E dove potremmo essere? Ce ne stiamo in piedi a scaldarci vicino alla stufa. Ecco che giunge presto la fine del giorno. E’ buio. Aspettiamo che il negozio finalmente chiuda.
Come una colpevole, la mamma esce in tutta fretta dal negozio; come scusandosi dice: “Oggi c’è già un pizzico di festa… e sono ancora immersa in questo turbinio. Almeno che riesca a riunire i bambini e a benedire le luci di Hanukkah!”
Entriamo tutti insieme nella grande stanza dove papà ci aspetta.
Anche se la stanza è grande, ha una sola finestra. Papà se ne sta lì dandole le spalle, impedendo alla poca luce che viene da fuori di entrare. Ce ne stiamo tutti in piedi nell’oscurità e aspettiamo che si accenda la goccia di luce.
La testa di papà è china sulla lampada di Hanukkah.
La sua ombra volteggia sul muro scuro come se ci fosse un altro papà che vaga cercando qualcosa. Quando fa oscillare la testa, la lampada di argento scuro scintilla: come una luna addormentata, appare là dove già era - mimetizzata nel suo angolo, nascosta a tutti.
La lampada di Hanukkah è piccola, quasi come un giocattolo. Ma com’è cesellato il piccolo muro d’argento che regge le candele!
Al centro, due leoni dalle teste infuocate e le bocche spalancate; con le zampe sollevate sostengono le Tavole aperte della Legge. Tavole nude senza una lettera. Eppure emanano una luce, come se contenessero l’intera legge.
Attorno ai leoni fioriscono piante, come in un vero Paradiso; cespugli con grappoli e ogni sorta di frutta caduta dall’albero. Sotto i rami, due uccelli aprono gli occhi. C’è persino un lungo serpente che striscia.
Ai due lati del Paradiso, come di vedetta, stanno due ampolle d’argento, anch’esse minuscole, ma con pance grasse e piene: perché nel Paradiso non manchi l’olio.
E perché ci sia luce davanti agli occhi dei leoni e degli uccelli, un ponticello si protende sotto di loro, forato da otto piccole coppe che attendono solo di far uscire una fiammella. Le mani bianche di papà si muovono sotto queste piccole coppe. Da una di queste – papà comincia dalla prima – tira fuori uno stoppino minuscolo, inclina l’ampolla e versa una goccia d’olio. Lo stoppino inumidito assorbe l’olio, diventa mollo e bianco, quasi come una piccola candela.
Papà recita una preghiera, accende lo stoppino. Una sola, un’unica luce. Papà non tocca le altre piccole coppe. Tutte e sette restano lì vuote e fredde, come superflue.
Non è piena festa quando risplende una sola e unica luce. Una stretta al cuore – mio Dio - come se bruciasse una candela di commemorazione.
La fiamma è talmente piccola che la si potrebbe spegnere con un soffio solo.
Nessun riflesso sfiora il pavimento scuro. Persino il piccolo muro del Paradiso non è del tutto illuminato. Dei due leoni, soltanto uno riceve dal basso un po’ di calore, l’altro non sa nemmeno che qualcosa gli brucia accanto.
I miei genitori e fratelli si sono allontanati. Mi avvicino alla luce. Vorrei raddrizzarla, mettere a posto lo stoppino per poter ravvivare la fiammella.
Ma non c’è proprio niente da afferrare con le mani. Mi brucio le dita.
La fiammella risplende, si copre, occhieggia e non fa che tremolare.
Ecco che si spegne… Lotta per innalzarsi, almeno per una volta, giusto per lambire un chicco d’uva dal piccolo muro d’argento, o riscaldare una zampa del leone cesellato.
D’un tratto, una dopo l’altra, cadono dalla piccola fiamma gocce di olio che vanno ad ostruire lo spazio vuoto della piccola coppa soffocando ancora di più la debole fiamma. Lo stoppino inizia a fumare creando delle macchie lungo il rivestimento in legno della finestra.
Una macchia fresca, grigiastra va a distendersi vicino a quelle rimaste dalla Hanukkah dell’anno precedente, sulla finestra. Tutte queste macchie sopra la sommità della luce solitaria. Brillano quasi quanto quel bagliore. E quando viene accesa la grande lampada sul soffitto, essa anima con il suo fuoco vivo, l’ultimo soffio della luce di Hanukkah.
Perché le candele di Shabbat della mamma sono così alte e grandi? E perché papà, così grande, benedice una luce così piccola di Hanukkah?

(brano tratto da Lumières allumées di Bella Chagall,éd. Trois collines, Svizzera 1948 - Traduzione di Maddalena Cavalleri con il sostegno affettivo e letterario di Lorenzo Gobbi)
La festività ebraica di HANNUKKAH solitamente cade tra la fine di novembre e la fine di dicembre.
Dal sito di Wikipedia in italiano traggo le seguenti notizie http://it.wikipedia.org/wiki/Hannukkah:
Chanukah o Hannukkah, (in ebraico חנכה, ḥănukkāh) è una festività ebraica, conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci. In ebraico la parola "chanukah" significa "dedica" ed infatti la festa commemora la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la vittoria dei Maccabei sull'ellenismo propugnato dai Seleucidi, al regno dei quali apparteneva Eretz Israel nel II secolo a.C.. Il dominatore greco riteneva di far scomparire la specificità giudaica proibendo la pratica della Legge, ma una rivolta armata guidata da Mattatia, un anziano sacerdote della famiglia degli Asmonei, di Modin, cittadina a nord-ovest di Gerusalemme, permise - secondo Zc 4,6 - la vittoria dello spirito sulla forza brutale che minaccia Israele nella sua vita religiosa e spirituale. La festività dura 8 giorni e la prima sera, chiamata Erev Chanukah, inizia al tramonto del 24 del mese di Kislev. Secondo il procedere del calendario ebraico, quindi, il primo giorno della festa cade il 25 di Kislev. È l'unica festività religiosa ebraica che si svolge a cavallo di due mesi, inizia a Chislev e finisce in Tevet. In particolare se Kislev dura 29 giorni finisce il 3 Tevet, mentre quando Kislev ha 30 giorni finisce il 2 Tevet. È, assieme a Purim, la seconda delle feste minori, ovvero delle feste stabilite dopo il dono della Torah. (Wikipedia.org)

2 commenti:

Unknown ha detto...

Cara Maddalena, le "luci accese" di Bella Chagall (con gli splendidi disegni di Marc) sono state una delle mie più belle scoperte giovanili. Per lungo tempo Marc Chagall è stato il mio pittore preferito (ora è secondo dietro Paul Klee). Io e mia moglie Federica Ghiselli proponemmo molti anni fa, per la collana "Fiabesca" di Stampa Alternativa, i brani in cui Bella rievoca il primo incontro con Marc e la genesi del celebre dipinto "Il compleanno". Nel 2008 ne trarremo un piccolo evento teatrale in forma di lettura lirica con musiche e canti chassidici. Sono uno scrittore, ricercatore e regista. Ho anche un piccolo blog: riccardomazzoni.splinder.com; tanti complimenti per la traduzione e soprattutto per la passione che si sente tutta!!!

Riccardo Mazzoni

Unknown ha detto...

Cari Maddalena e Lorenzo, felicissimo di questo incontro chagalliano... In effetti il volumetto di ricordi di Bella Chagall, dal titolo "Diario sentimentale", che io e Federica curammo per la collana "Fiabesca" di Stampa Alternativa (tre edizioni: due nel 1991 e una nel 1993; non fu possibile realizzare una quarta edizione per il lievitare dei diritti d'autore dei disegni di Marc Chagall, tra i più belli della sua vastissima produzione) è esauritissimo da tempo. Noi stessi ne abbiamo una sola copia. Ricordo con piacere il successo che ottenne al Salone di Torino. E soprattutto l'incontro con Ida Chagall, la figlia di Marc e Bella che curò la "ritraduzione" dallo yiddish per l'edizione Gallimard del 1973-74, nella sua casa a Parigi con doppia entrata da Quai d'Horloge e Place Dauphine... Aveva gli occhi di fauno del papà e la fiera e sobria bellezza della mamma. Morì poco tempo dopo. Ci è rimasta nel cuore. Riccardo